Scoprire l’Abruzzo: Gli Arrosticini

Fino a pochi anni fa parlare di “arrosticini” in qualsiasi altra parte d’Italia, provocava un moto di sorpresa nel proprio interlocutore. Perfino in alcune parti d’Abruzzo si sapeva a malapena cosa fossero

Ricordo che fino alla mia adolescenza (e anche oltre), i locali che cucinavano gli arrosticini erano tutti dislocati nell’hinterland regionale. Dovevi inoltrarti per chilometri per raggiungere squallidi ristorantini dove le “fornacelle” (tipici attrezzi a carbonella utilizzati per la loro cottura) all’aperto sfornavano a ritmi forsennati i deliziosi spiedini.
Anche se non sapevi bene dove fossero ubicati, bastava seguire l’intenso ed inconfondibile odore sprigionato dai fumi di cottura, per raggiungere la meta. E poi era tutto un profluvio di arrosticini, pane casareccio con l’olio, salumi vari ed un vino della casa nero come l’inchiostro. Il tutto a prezzi quasi ridicoli.

 

Chef Cannavacciuolo alle prese con un arrosticino (foto tratta da MasterChef)

Oggi l’arrosticino, o “lu rustelle” come è meglio conosciuto dalle nostre parti, è divenuto un vero ambasciatore della cultura gastronomica abruzzese e locali che li propongono spuntano un pò dovunque anche nei centri cittadini.

Ma cosa sono e come nascono gli arrosticini?

Gli arroticini vanno mangiati sfilandone i pezzetti di carne con i denti

Gli arrosticini sono degli spiedini di carne di pecora, perlopiù castrato, intervallati con pezzetti di grasso per insaporirli. Vengono cotti su carbonella con degli attrezzi particolari chiamati “furnacelle” e vanno mangiati obbligatoriamente sfilandone i pezzi ad uno ad uno con la bocca.
Non sono di grandi dimensioni, quindi se ne devono mangiare una certa quantità, in media dai 5 ai 10 a testa, ma un abruzzese DOC non può cavarsela con meno di 15. Il mio record personale è di… 40, mangiati in gioventù, quando riuscivo a digerire anche le pietre ! 

Io alle prese con un arrosticino gigante fatto in casa

La loro nascita è impossibile da stabilire, ma si è abbastanza concordi nell’identificare la zona d’origine nella parte pedemontana del versante pescarese (fino al 1927 teramano) del Gran Sasso.
La tradizione vuole che i pastori, per non sprecare pezzi di carne vecchia, usassero tagliarla in piccoli tocchetti per renderli più appetibili con una cottura alla brace. Col passare degli anni i pezzi di carne meno pregiata vennero sostituiti con tagli migliori e l’apprezzamento valicò il mondo pastorizio per diffondersi un pò dovunque nei paesi dell’interno.

Come dicevo, oggi gli arrosticini sono divenuti un cibo alla moda e per soddisfare la grande richiesta, la loro preparazione è stata meccanizzata. I pezzi di carne sono squadrati e tutti uguali tra loro. Perfino la cottura è spesso demandata a “furnacelle” elettriche e timerizzate
Si sta un pò perdendo quella che era la poesia della gita fuori porta per eccellenza di noi abruzzesi, ma tant’è, l’economia ne guadagna e… va bene così.

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