“In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare” diceva il filosofo francese Henri Laborit.
Gabriele Salvatores fa sua questa massima per intraprendere la tetralogia che dal 1989 al 1992 lo porterà alla realizzazione di quattro piccoli gioielli quali Marrakech Express, Turné, Mediterraneo e Puerto Escondido.
Dopo questo esordio fulminante, si susseguirono a cadenza annuale gli altri tre film del ciclo. Turné, una storia di amicizia e tradimento durante la turné in giro per l’Italia di una compagnia teatrale. Godibile, ma un passo indietro rispetto a Marrakech.
Seguito poi dal miracolo di Mediterraneo, addirittura premio Oscar, dove Salvatores ritorna ad alti livelli inscenando una originalissima storia di un gruppo di soldati italiani che, a causa di un naufragio, si ritrova isolato su un’isoletta greca. Qui finisce la loro guerra per iniziare una vita rilassata e senza responsabilità. Come tutti i sogni, però, anche questa vita idilliaca finisce, riportando tutti alla realtà, con le sue gioie e le sue amarezze.
L’ultimo film della tetralogia è Puerto Escondido, tratto da un libro di Pino Cacucci, forse il meno riuscito dei quattro. E’ la storia di un bancario milanese che si trova coinvolto suo malgrado in un omicidio ed è costretto alla fuga in Messico dove, istigato da uno scellerato italiano incontrato sul posto, inizierà una nuova vita senza nessuna di quelle certezze che aveva avuto fino ad allora.
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