Giappone… finalmente: Tokyo – tappa 1

Oltre a Giappone… finalmente, qui trovate altri miei post sul Giappone

Sono sei anni che cerco di andare in Giappone (in verità voglio andarci da una vita), ma sono stato costretto a rinunciare per ben due volte, dopo aver già acquistato i biglietti aerei e prenotato gli alberghi. A tal riguardo non finirò mai di ringraziare la Columbus Assicurazioni, la Qatar Airways e Booking.com, grazie ai quali non ho perso neanche una lira di quanto avevo anticipato (n.d.a.: nessuno dei tre mi sta pagando per la citazione, è solo la pura verità).

Mia moglie Miriam ormai mi aveva proibito anche solo di parlare  del Giappone, ma io non sono superstizioso e quest’anno ho deciso di sfidare nuovamente la sorte. Andremo in Giappone !

Ed eccoci sul volo Cathay Pacific direzione Tokyo, via Hong Kong. L’idea originaria è quella di avere un po’ di tempo per visitare anche la metropoli cinese, quindi abbiamo scelto un volo che ci concedesse ad Hong Kong qualche ora per poter girare la città. Di contro, questo allungherà i viaggi di andata e ritorno, cosa che, unita al caldo soffocante di Hong Kong, ci proverà non poco.

Arriviamo a Tokyo Narita in serata e, dopo aver acquistato l’indispensabile carta SUICA (anche la PASMO va bene lo stesso), prendiamo il Narita Express che ci deposita alla stazione di Shinjuku. L’impatto è decisamente forte. La stazione è immensa e vomita quantità enormi di persone dalle sue innumerevoli uscite (per tutta la permanenza a Tokyo non credo di avere mai  utilizzato lo stesso ingresso…). Il quartiere è illuminato a giorno da milioni di luci ed insegne e c’è un traffico da ora di punta. Pur essendo il nostro hotel piuttosto vicino, prendiamo un taxi per non dover trascinare i bagagli in mezzo alla folla. Siamo stanchissimi e ci buttiamo a letto per rinfrancarci prima del tour de force dei prossimi giorni.

Oltre a Giappone… finalmente, qui trovate altri miei post sul Giappone

1° GIORNO – Tokyo. Shibuya, Harajuku, Omotesando, Shinjuku

Di buon mattino, fatta colazione in una pasticceria nei pressi dell’hotel (negli hotel giapponesi la colazione inclusa è una rarità), cominciamo a prendere confidenza con la temibile metropolitana di Tokyo. L’impatto è un pò spiazzante, basta dare un’occhiata al cartellone generale per abbandonarsi allo sconforto. “Che cavolo, abbiamo preso metropolitane in tutto il mondo, non ci lasceremo intimidire da questa…!” sentenzio in modo perentorio mentre mi dirigo verso la direzione sbagliata. Dopo essere stato recuperato da Miriam pochi metri più avanti, mi accodo umiliato, ma nei giorni successivi questo “mostro” farà meno paura e, a parte qualche clamoroso svarione, diverrò un vero topo da metropolitana.

La nostra prima meta è Shibuya, non si può visitare Tokyo senza partire da quello che è lo stereotipo di Tokyo: il celeberrimo Shibuya Crossing, l’incrocio più trafficato al mondo. Si tratta di una intersezione di più strade, i cui numerosi semafori consentono l’attraversamento simultaneo in praticamente tutte le direzioni, anche in diagonale. Ad ogni scatto del verde, quindi, si crea un inestricabile intreccio di persone che si muovono in ogni dove. Non è difficile, una volta raggiunto il centro della carreggiata, perdere per un attimo l’orientamento.

L’incrocio si trova proprio di fronte all’uscita della metropolitana intitolata al cane Hachiko, la cui storia commuove da decenni intere generazioni di persone in tutto il mondo. Una visita alla statua del cane (che si trova proprio nel punto in cui era solito attendere invano il suo padrone) è d’obbligo, così come una foto al suo cospetto, pratica che sembra piuttosto diffusa, vista la lunga fila di persone che attendono ordinate il proprio turno.

Il quartiere di Shibuya è il paradiso dello shopping giovanile, con decine di centri commerciali e giganteschi negozi dove perdersi per ore (dei quali vi parlerà mia moglie nel post Lo shopping a Tokyo), per lo più nel Center Gai, una strada pedonale che è tutto un susseguirsi di negozi, locali e ristoranti.

Per quanto mi riguarda, più che dei negozi di abbigliamento rimango impressionato, ai limiti del turbamento, da un incredibile centro commerciale di nome Don Quijote (o più confidenzialmente Donki). E’ difficile descrivere una tale accozzaglia di cose della natura più disparata, letteralmente accatastata una sopra l’altra senza apparentemente alcun criterio logico. Attraversare le centinaia di scaffali che affollano gli svariati piani di questo negozio, una volta superato l’iniziale senso di claustrofobia, diviene un’esperienza quasi mistica.
La cosa paradossale è che la merce in vendita non è solo paccottiglia di poco valore, ma vi sono anche celebri marchi tecnologici e perfino grandi firme della moda. Il tutto però esposto nel medesimo modo sciatto e caotico.
Mia moglie ha dovuto faticare molto di più per convincermi ad uscire da questo paradiso (o inferno, a scelta) del consumismo più sfrenato, di quanto ne abbia fatta io a distogliere la sua attenzione dagli empori della moda.

Il Center Gai a Shibuya
Una curiosità, proprio dietro l’angolo c’è Dogenzaka, la collina dei love hotels. Per chi non sapesse nulla di questo fenomeno, i love hotel sono alberghi che dispongono di camere per lo più a tema (ce ne sono per ogni gusto) che affittano nell’anonimato più totale, per incontri più o meno clandestini. Ma attenzione, non hanno nulla dello squallore dei nostri motel o alberghetti ad ore, anzi, sono pulitissimi e ben arredati e dispongono di ogni confort. Per chi fosse interessato…

Oltre a Giappone… finalmente, qui trovate altri miei post sul Giappone

Gli incredibili interni del Donki

Lo stordimento di Shibuya continua nella vicina Harajuku. Dopo una sola fermata di metro JR approdiamo nel rutilante mondo delle Harajuku Girls, le ragazzine per lo più adolescenti che fanno della stravaganza il loro credo. Usciti dalla metro ci tuffiamo (penso che il termine sia adeguato, vista la densità di persone che affollano la strada) nella popolare Takeshita Dori (o Takeshita Street), una lunga e stretta strada pedonale ricolma fino all’inverosimile di negozi, per lo più di abiti ed accessori di tendenza, alternati da chioschi e bancarelle che vendono delle varietà di crepes giganti, dolci o salate, che possono essere guarnite con qualsiasi genere di cibo esistente in natura e si mangano in piedi o passeggiando. 

E’ uno street food curioso e da assaggiare, che rientra senza dubbio in quella categoria di cibo che io definisco “schifezze”, termine da non prendersi ovviamente in senso letterale, ma che vuole indicare del cibo di scarsa qualità che però produce un grande benessere e senso di appagamento al proprio spirito. E, dopo aver pranzato ingurgitando questa bomba calorica, l’appagamento non manca di certo, visto che non si desidera altro fino all’ora di cena.

Uno dei must di Takeshita Dori è il negozio Daiso. Un megastore di cianfrusaglie di ogni tipo a prezzi ridicoli, nel quale, scavando con un pò di attenzione, si possono trovare tanti oggettini più o meno utili o regalini da riportare a casa. Una visita è d’obbligo.

L'ingresso di Daiso
I magazzini Laforet

Arrivati in fondo alla via, giriamo a destra per dirigerci verso Omotesando, non prima di aver fatto una visita ai grandi magazzini Laforet, un vero tempio per la moda giovanile. Ed è infatti qui che vediamo la maggiore concentrazione di ragazzi abbigliati in modi che definire bizzarri è sicuramente riduttivo. 

Una cosa di cui mi sono reso conto già in questo primo giorno giapponese, è che qui non vige alcuna regola di abbigliamento, al contrario di quanto accade da noi dove i ragazzi vestono tutti nello stesso identico modo seguendo i dettami della moda in maniera rigorosa. Qui ognuno interpreta la moda ad uso esclusivamente personale, abbinando capi e colori come meglio crede.

Non siamo ancora al fenomeno dei cosplayer, che conosceremo tra qualche giorno nello Yoyogi Park, ma già questo primo approccio ci è sufficiente.

Oltre a Giappone… finalmente, qui trovate altri miei post sul Giappone

Poco più avanti comincia il bel viale alberato di Omotesando, dove veniamo colti da un acquazzone tropicale. Riparati in un moderno bar ristorante, a causa delle micidiali crepes ancora sullo stomaco, riusciamo a consumare solo una spremuta di frutta. Sfoderate le nostre mantelline impermeabili, quindi, procediamo imperterriti attraverso un susseguirsi ininterrotto di architetture mirabolanti e negozi di grandi firme della moda (vedi il post Architettura moderna a Tokyo). 
Siamo zuppi e cominciano a scendere le prime ombre della sera, quindi ci riavviciniamo al nostro hotel per cambiarci ed uscire per cena.

Trovare un ristorante a Shinjuku non è certo impresa difficile, quindi ci buttiamo dentro uno yakitori per rimpinzarci di spiedini e birra gelata. La serata si conclude al GOLDEN GAI, un microscopico quartiere che merita assolutamente una visita. Situato nel bel mezzo di Kabuki-cho, la zona dove si sviluppa la vita notturna di Shinjuku, è composto da appena tre o quattro vicoli letteralmente stracolmi di localini lillipuziani.  

Le stradine del Golden Gai

Oltre a Giappone… finalmente, qui trovate altri miei post sul Giappone

Alcuni hanno solo cinque o sei posti a sedere e familiarizzare con gli avventori, complice anche l’alcool, è piuttosto semplice. Una passeggiata nel caos di Kabuki-cho conclude la nostra serata, ma non certamente quella delle migliaia di persone che affollano la zona.
Lungo la strada che porta all’albergo, decine di energumeni di colore tentano di convincerci ad entrare nei numerosi locali che si susseguono uno dopo l’altro, ma senza insistenza molesta e mai con fare minaccioso. Siamo stravolti ed è appena il primo giorno.

2° GIORNO – Asakusa, Ueno, Ginza

Dopo la solita colazione in pasticceria, ci trasferiamo ad ASAKUSA, vogliamo visitare il tempio Senso-ji e la zona circostante.
Nonostante la sveglia di buon’ora, i nostri amici si attardano dispersi nella stazione di Shinjuku ed impieghiamo un tempo infinito per ritrovarci tra i meandri di questo mostro. Quando arriviamo in zona è già metà mattina e c’è una calca ragguardevole.
Per arrivare dalla stazione della metro al tempio, si attraversa il Nakamise Dori, un percorso di circa 200 metri nel quale si dipanano bancarelle e negozietti su entrambi i lati ed è davvero divertente dare un’occhiata alla miriade di articoli in vendita. Come sempre sono particolarmente attirato dal settore gastronomico e c’è davvero di che perdere la testa tra le innumerevoli proposte di cibo che gli stand sfornano in continuazione.

Mentre Miriam si attarda tra i negozietti, mi metto ad osservare la varia umanità che mi scorre accanto. Ci sono molti turisti, ma la maggioranza delle persone sembra giapponese. Oggi è domenica e probabilmente anche per loro è consuetudine una visita al tempio con shopping annesso. Una cosa che non mi aspettavo, però, è la grande quantità di ragazze che sfoggiano splendidi kimono e ragazzi con più sobri yukata. Ero convinto che fosse un abito ormai in disuso e relegato esclusivamente al folklore, invece ci capiterà spesso, anche nelle zone moderne della città, vedere persone girare con questi abiti.

Nakamise Dori

Facendoci strada tra la folla, arriviamo al tempio dove i fedeli compiono tutti i rituali tipici della religione shintoista. Vi sono fontane di acqua purificatrice e giganteschi bruciatori di incenso, ma una delle pratiche che sembrano più ricercate è quella di estrarre, dietro pagamento di un obolo, dei bigliettini da dei contenitori e poi appenderli in degli appositi spazi. Sono gli Omikuji, delle specie di oracoli che predicono la propria sorte futura. Ovviamente io pesco una quasi piccola benedizione (sue-sho-kichi), ma sempre meglio della mezza maledizione (han-kyo) beccata dal mio amico Marco…

Yakisoba con verdure e tonno
Ristorantini ad Asakusa

Terminata la visita, ci infiliamo nelle stradine attorno al tempio, caratterizzate da un’alta concentrazione di ristorantini all’aperto molto invitanti, dove gusto degli splendidi yakisoba con verdure e scaglie di tonno.

Riempito lo stomaco, ci spostiamo a UENO, non è molto lontano, quindi decidiamo di arrivarci a piedi. Decisione infausta… Dopo la fresca giornata di pioggia del giorno precedente, il caldo feroce di oggi ci coglie impreparati. Arriviamo allo Shinobazu Pond in un bagno di sudore, ma la vista ci ripaga dello sforzo. Una distesa verde di piante di loto ricopre tutta la superficie dello stagno incoronata dai grattaceli circostanti.

Oltre a Giappone… finalmente, qui trovate altri miei post sul Giappone

Proprio lungo la ferrovia sopraelevata che corre lì di fianco si sviluppa l’affollatissimo mercato di Ameya-Yokocho. Gli facciamo una visita veloce, anche perché tra il caldo e la calca, non è proprio piacevole starci dentro. A mio modesto avviso merita una visita solo se si è nei paraggi. 

Prossima tappa GINZA. Dopo una giornata in giro a queste temperature, non saremmo in condizioni estetiche tali da affrontare un quartiere così elegante, ma siamo a Tokyo e nessuno probabilmente ci farà caso. Ed in effetti, per le strade di Ginza dove si respira benessere, anche piuttosto ostentato, l’umanità è così varia da far passare inosservati i nostri abiti sdruciti.

Ginza è lusso all’eccesso, negozi sfavillanti, architetture mirabolanti, favolosi centri commerciali e ristoranti eleganti, il tutto concentrato in un’area tutto sommato limitata. Ci passiamo un paio d’ore, principalmente spesi nel seguente modo: da mia moglie in grandi magazzini di moda, dalla moglie di Marco in negozi di cosmetica (più di un’ora solo da Shiseido…), da Marco a guardare le auto pazzesche che passano e da me contrattando l’acquisto di una valigia in un negozietto a prezzi scontati che non so proprio come sia capitato da queste parti.  

Per la cena il nostro gruppetto si divide in quanto io e Miriam vogliamo assolutamente mangiare del sushi, mentre gli altri due non lo possono soffrire. La gran parte dei commenti letti online ci portano ad un indirizzo comune: Sushi Zanmai, una catena di ristorantini dove si può mangiare il sushi col miglior rapporto qualità/prezzo della città. Una delle sedi è proprio vicino al nostro hotel, quindi…
Sarò sincero, il locale è davvero squallido, sia all’esterno che all’interno, ma il cibo è divino. Assaggiamo un pò di tutto, ma l’apoteosi si ha con i nigiri di tonno. Continuo ancora adesso a sognarli di notte.

Oltre a Giappone… finalmente, qui trovate altri miei post sul Giappone

3° GIORNO – Akihabara, Sugamo, Daikanyama, 

Oggi prima tappa al METROPOLITAN GOVERNMENT BUILDING, un edificio composto da due torri di 200 metri, dove all’ultimo piano di una di esse si può salire in maniera del tutto GRATUITA per godere di un panorama a 360 gradi sulla città. All’interno dell’osservatorio è allestito un mercatino un pò squallido, ma dalle grandi vetrate si gode di un panorama veramente unico sulla città percependone per la prima volta l’immensità. Nonostante una leggera foschia riusciamo ad intravedere il monte Fujiyama in lontananza.

Ridiscesi a terra ci dirigiamo verso AKIHABARA. Di questo quartiere parlo diffusamente nel post I maid Cafe di Akihabara, ma posso aggiungere che se site appassionati di a) manga e anime; b) videogiochi; c) elettronica in genere, la vostra vacanza rischia di finire qui…
Fortunatamente nessuno di noi è particolarmente interessato alle tre voci di cui sopra, quindi dopo una rapida visita ci dirigiamo verso SUGAMO prima e DAIKANYAMA poi (anche di questi quartieri potete leggere in un altro post: Lo shopping a Tokyo).

Akihabara

Il passaggio da Akihabara a Sugamo è quasi traumatico, dal caos più assoluto, si scivola verso una dolce quiete. Si tratta di un quartiere che negli anni è andato ad identificarsi come buen retiro per persone anziane. Le strade sono tutte pedonali e la vita scorre tranquilla come in un piccolo villaggio turistico. 

A Daikanyama, al pari di Sugamo, la vita scorre rilassata, ma il panorama è decisamente diverso. Qui vive e si muove la gioventù benestante di Tokyo. Le case sono tutte moderne villette con giardino (e le auto parcheggiate non lasciano dubbi sugli stipendi medi degli abitanti) e nelle sue verdi e silenziose strade si affacciano splendide boutique di stilisti emergenti e moderni bar e ristoranti. Una passeggiata qui è decisamente fuori dagli schemi turistici, ma secondo me vale la pena, non fosse altro che per dare uno sguardo ad un altro aspetto della variegata realtà di Tokyo.

Shopping a Sugamo
Boutique a Daikanyama

Oltre a Giappone… finalmente, qui trovate altri miei post sul Giappone

Negozio a Daikanyama
Ristoranti a Shinjuku

La serata si conclude come sempre a Shinjuku. Dopo le fatiche della giornata, non abbiamo voglia di allontanarci molto dall’hotel e poi qui, come già detto, per mangiare c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Optiamo quindi per un ristorantino attraente, ma una volta entrati, invece che farci accomodare nella bella sala all’ingresso, veniamo messi in un ascensore e dirottati al quarto piano del palazzo.

A proposito, questa che a noi appare come una bizzarria, è una cosa normale qui a Tokyo. I ristoranti infatti, così come i locali notturni, non sono tutti sulla strada, come nel resto del mondo, ma in uno qualsiasi dei piani di un fabbricato. Alle volte, per trovare un ristorante bisogna districarsi tra la selva di cartelli che affollano gli androni dei palazzi, ovviamente tutti in giapponese…

Ma torniamo a noi, la saletta del quarto piano è meno carina di quella a piano terra, ma ormai siamo qui. E dopo un’ora siamo ancora qui… senza che nessuno si sia degnato di prendere la nostra ordinazione. Quindi riprendiamo l’ascensore e ce ne andiamo indisturbati nell’indifferenza generale.

Meglio così, perché il ristorante nel quale entriamo, appena pochi metri più in là, si rivela niente male. La prenotazione degli ordini viene effettuata mediante un tablet sistemato sul tavolo che Marco riesce a scardinare mentre passa, facendolo volare sul tavolo di fronte, con gran spavento degli occupanti. Per fortuna il danno non è irreparabile e, dopo qualche difficoltà nel decifrare il sistema, affamati come siamo, ordiniamo una gran quantità di piatti.

Ne approfitto per un’utile annotazione. Nei ristoranti giapponesi appena seduti al tavolo vi verrà fornita una salvietta umida calda. Tenetela da conto, perché sarà l’unico tovagliolo che riceverete in tutta la cena !

La serata termina con una breve passeggiata tra le luci di Kabukicho, domani dobbiamo svegliarci presto, abbiamo lo Shinkansen per Hakone.

La mitica e provvidenziale salvietta dei ristoranti giapponesi

Qui trovate la seconda tappa: Giappone… finalmente – tappa 2

Qui trovate la terza tappa: Giappone… finalmente – tappa 3

Se hai trovato questo articolo interessante, potresti condividerlo? Grazie

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *