La High Line è senza alcun dubbio una delle opere architettoniche più importanti degli ultimi anni realizzate a New York.
E’ l’ennesima dimostrazione di come il recupero di un vecchio manufatto possa spesso risultare migliore di una nuova realizzazione.
Ma andiamo con ordine. Era il 1999 quando un’associazione di residenti si oppose all’abbattimento di una vecchia ferrovia sopraelevata in disuso da una ventina di anni, proponendo la sua riqualificazione. Dopo una lunga battaglia, nel 2006 iniziarono i lavori per la realizzazione di un parco sopraelevato secondo il progetto proposto dallo studio Scofidio+Renfro.
I lavori si sono succeduti in tre fasi, nel 2009 è stato aperto il primo troncone, nel 2011 il secondo e nel 2015 i lavori sono stati ultimati. Il risultato finale è andato ben oltre le più rosee aspettative, consegnando alla città un’opera originale, di grande impatto e molto apprezzata dai newyorkesi che se ne sono immediatamente impossessati animandola in tutte le stagioni. E’ inoltre divenuta una delle mete turistiche più visitate della città.
L’impatto che ha avuto questa realizzazione, ha fatto da traino anche alla riqualificazione di tutta l’area che attraversa. Si prenda ad esempio il Meatpacking District, fino a pochi anni fa zona occupata da grandi macellerie industriali e di notte da spacciatori e prostitute, ora divenuto quartiere elegante e alla moda.
Le grandi archistar hanno cominciato a gareggiare per avere una loro opera lungo il tracciato ed ecco edifici di Renzo Piano, Zaha Hadid, Frank Gerhy, Jean Nouvel, solo per i citare i più conosciuti, spuntare come funghi.
IL PERCORSO
L’High Line prende il via dal nuovo Whitney Museum di Renzo Piano nel Meatpacking District. Sulla 13th passa sotto The Standard, un luxury hotel in stile Le Corbusier.
Entra quindi a Chelsea, dove sulla 15th incontra il Chelsea Market, antico magazzino divenuto un interessante mercato gastronomico.
Sulla 16th incrocia il ristorante di Joe Bastianich Del Posto.
All’altezza della 17th c’è un anfiteatro con una bella veduta sulla 10th Avenue e subito dopo, sulla sinistra, si possono vedere i due palazzi di F. Gehry e J. Nouvel.
Dopo un percorso a tunnel tra i palazzi di Chelsea, si sbuca sulla 21th da dove si ha una prima bella vista sull’Empire State Building.
Proseguendo, si passa davanti all’ HL23, interessante edificio progettato da N. Denari.
Il percorso prosegue fino a giungere sulla 28th, dove è sorta una delle ultime realizzazioni della compianta Zaha Hadid.
Da qui in poi si entra nell’ultimo tratto dell’High Line, quello che sta diventando testimone di un vero e proprio stravolgimento urbanistico. Il quartiere denominato Houston Yards.
In uno spazio di pochi isolati sta sorgendo il complesso residenziale di Houston Yards, un incredibile agglomerato di grattacieli che sta sconvolgendo lo skyline di West Manhattan. Al suo interno spiccano due strutture, una di fronte all’altra, che stanno accendendo un grande dibattito nella città.
La prima è il cosiddetto Vessel (il vaso), che i newyorkesi hanno già soprannominato il Kebab, opera del discusso designer inglese Thomas Heatherwick. Una specie di gigantesco vaso, appunto, composto da terrazze panoramiche liberamente fruibili (ma su prenotazione).
L’altro è The Shed (il capannone), dello studio Scofidio+Renfro, un centro culturale pluridisciplinare coperto da una struttura modulabile.
Ma non è finita qui, perché nel 2020 (i biglietti sono in vendita online) ha aperto quella che si candida a divenire una delle maggiori attrazioni della città: The Edge la più alta piattaforma panoramica del mondo, dalla quale si godrà di una vista che arriverà fino a 100 chilometri…
LE OPERE D’ARTE
L’High Line, oltre ad essere uno splendido esempio di architettura urbana è anche una galleria d’arte a cielo aperto. Lungo tutto il percorso infatti vengono sistemate opere d’arte di ogni genere, murales, sculture, installazioni, che variano di stagione in stagione secondo un programma curato dall’italiana Cecilia Alemani.
Dopo l’ High Line, potete trovare qui altri post su New York
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