Qui sopra Veduta della City.
Appena una quindicina di anni fa, questo articolo non avrei potuto scriverlo. Per descrivere l’architettura moderna a Londra mi sarebbero bastate poche righe ed un paio di foto.
Tolto l’edificio dei Lloyd’s di Richard Rogers, la Canary Warf Tower di César Pelli e le strutture brutaliste del South Bank Centre, c’era davvero poco altro da vedere.
Con l’arrivo del nuovo millennio, però, qualcosa è cambiato. Anzi, molto.
I nuovi interventi in occasione del giubileo del 2000 sembra abbiano scoperchiato il vaso di Pandora, scatenando una specie di corsa all’architettura più ardita.
I primi vagiti di questa nuova Londra, sono stati il Millenium Bridge di sir Norman Foster, elegante ponte pedonale che unisce la cattedrale di St Paul alla New Tate Gallery (vecchia centrale elettrica in disuso oggetto di un imponente progetto di ristrutturazione ad opera degli svizzeri Herzog & de Meuron), e la London Eye, gigantesca ruota panoramica che si staglia di fronte al palazzo di Westminster.
Altro celebre intervento di quel periodo è stato il Millenium Dome, progettato dall’americano Richard Rogers, gigantesca struttura, molto simile ad un tendone da circo, che una volta ospitate le manifestazioni di inizio millennio, ha attraversato alterne fortune, a tal punto che si era anche pensato di demolirlo. Dal 2005 è stato acquisito dalla società telefonica O2, ma a parte aver ospitato alcune gare delle Olimpiadi 2012, ancora oggi non è chiaro quale sarà il suo futuro.
INDICE
Sir Norman Foster
Dal 2000 ad oggi la città, soprattutto nelle zone della City e di Southwark, immediatamente al di là del Tamigi, ha letteralmente cambiato volto. Ed uno dei maggiori interpreti di questo cambiamento è stato l’archistar sir Norman Foster. Oltre al già citato Millenium Bridge, i suoi interventi sono tutti di grande spessore. Il 30 St Mary Axe (che i londinesi, con la loro consueta ironia hanno ribattezzato The Gherkin, il cetriolo) è divenuto in breve tempo edificio iconico della città.Così come il quasi dirimpettaio City Hall, sede del sindaco di Londra, edificio tutto vetri dalle forme asimmetriche.
Altra opera notevole del nostro sir Norman è il Willis Building, situato nella City, di fianco alla sede dei Lloyd’s. L’edificio, col suo design a gradoni, è stato inaugurato nel 2008.
Al di fuori di questa zona, degni di menzione sono la HSBC Tower a Canary Warf e la copertura della Great Court del British Museum. Molti però sono i progetti in divenire e, nonostante gli 84 anni suonati, il nostro Norman continuerà sicuramente a stupirci.
Renzo Piano
Passiamo ora ad un nome di eguale spessore, ma stavolta di casa nostra: Renzo Piano.
Perché dopo Norman Foster, Renzo Piano è sicuramente l’architetto che sta contribuendo maggiormente al mutare dello skyline di Londra.
Basterebbe solo un nome: Shard.
Anche chi non è pratico di Londra sa di cosa stiamo parlando. Uno dei grattacieli al momento più famosi al mondo, lo Shard (la scheggia, in italiano) svetta imperioso da qualsiasi parte della città lo si osservi.
Vera e propria scheggia di vetro conficcata nel terreno, ha cambiato per sempre il paesaggio di Londra. Se devo dare un mio parere, trovo bellissimo l’edificio, ma ho qualche dubbio sulla sua collocazione, forse eccessivamente impattante nel tessuto urbanistico circostante.
A pochi metri dallo Shard, sorge il The News Building, anch’esso di Piano, che ne riprende le fattezze in piccolo
Il trittico si completerà con la Fielden House, sempre in zona, ancora in costruzione.
Ma non è finita qui, perché in un’altra zona della città è stato ultimato un progetto fortemente innovativo di Renzo Piano: il Saint Giles Court. Dopo le schegge di vetro, l’architetto ha voluto giocare con i colori, realizzando un intero isolato di case multicromatiche.
Le ultimisisme realizzazioni
Continuando nell’esplorazione delle nuove architetture, rimaniamo dalle parti dello Shard, perché l’astro emergente dell’architettura inglese, Thomas Heatherwick ha realizzato un innovativo rivestimento in rete d’acciaio per il locale caldaie del Guy’s Hospital.
Ma torniamo un attimo nella City. Di fronte alla sede dei Lloyd’s, Richard Rogers, dopo quasi trent’anni, torna a mettere la sua firma su un edificio londinese. Si tratta del Leadenhall Building, che con la sua forma particolare (nata per preservare la vista sulla cattedrale di Saint Paul) è stata subito ribattezzata la Grattugia…
Forse si è capito che non mi piace per niente…?
Un pregio però ce l’ha, sulla sua sommità c’è forse lo spazio più spettacolare di tutta Londra: lo Sky Pod Bar, all’interno dello Sky Garden. Un’immenso giardino pensile con una incredibile veduta sulla città.
Ma non è finita qui, perché c’è un altro grattacielo, fresco fresco, che sta suscitando l’interesse (non sempre benevolo) dei londinesi. E’ l’ One Blackfriars, che è stato immediatamente soprannominato il boomerang. Opera dello studio SimpsonHaugh di Londra, si innalza con la sua inconfondibile linea dietro al ponte di Blackfriars.
Ci spostiamo ora da tutt’altra parte, più esattamente nel quartiere di Stratford, nell’estremo nord-est della città. Andiamo a visitare il Parco Olimpico, realizzato dal nulla per le Olimpiadi del 2012.
Quando, durante la nostra visita in occasione dei giochi olimpici, abbiamo coinvolto una nostra amica londinese nella visita al parco, mentre viaggiavamo sulla metropolitana alla volta di Stratford, ci ha detto allarmata “Ma dove stiamo andando? Questa è una zona pericolosa…”.
Questa in effetti, prima delle olimpiadi, era terra di nessuno, ed è stata totalmente riqualificata, oltre che con strutture sportive, anche con ristoranti, centri commerciali, uffici ed aree residenziali.
Degni di nota, lo stadio olimpico, ora casa della squadra del West Ham, l’Aquatic Centre progettato da Zaha Hadid e la torre della fiaccola olimpica dell’artista angolo-indiano Anish Kapoor.
Terminiamo quindi con una struttura inaugurata anch’essa in occasione delle Olimpiadi del 2012. Non è un edificio, ma è sicuramente degna di nota per la sua particolarità. E’ l’Emirates Air Line, una cabinovia che attraversa il Tamigi collegando la penisola di Greenwich ai Royal Docks. A dirla tutta, a parte l’aspetto prettamente strutturale, la trovo un’opera piuttosto inutile. Il panorama è limitato, non porta praticamente da nessuna parte e, a quello che dicono, si dondola parecchio…
Quindi… a presto.
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