Architettura moderna a New York

Qui sopra The New Whitney Museum (di Renzo Piano).

Accidenti, mi sono cacciata in un bel guaio… Parlare di architettura moderna a New York. E in un solo articolo !
E’ come voler raccontare la storia del mondo in un solo libro… ma comunque proverò in questa titanica impresa, nella certezza di tralasciare qualcosa.

Anzitutto, con architettura moderna, si tende a considerare un lasso di tempo piuttosto ampio che va orientativamente dalla fine dell’800 ad oggi. Mi limiterò quindi a concentrare la mia attenzione sul periodo che va dagli anni 80 ad oggi, che potremmo definire più correttamente architettura contemporanea.
Partendo quindi da sud Manhattan, è doveroso iniziare questo percorso dalla zona del 09/11 Memorial (già Ground Zero).

Le torri gemelle del World Trade Center nel 2000
Sopra la terrazza della torre sud

Avevo visitato questa zona nel settembre del 2000, esattamente un anno prima della caduta delle torri gemelle. Conservo gelosamente le foto qui sopra, scattate durante quel viaggio.
Vi ero poi tornata nel 2005 ed era stato un vero colpo al cuore vedere quella grande voragine che era Ground Zero, al posto delle due torri.

09/11 MEMORIAL

Oggi quell’immenso buco è stato riempito da un parco, attorniato da nuovi grattacieli, nel quale sono state sistemate due enormi vasche (delle stesse dimensioni e posizioni delle due torri) che riportano sui bordi i nomi di tutte le vittime dell’attentato. In tutta sincerità non vado pazza per questo memorial, che trovo estremamente freddo e poco evocativo.
Nel parco si trova anche il 9/11 Memorial Museum, gigantesco parallelepipedo irregolare in vetro, che si sviluppa anche con sale sotterranee. Il complesso del Memorial è stato progettato dal giovane architetto Michael Arad, seguendo le linee guida del master plan ideato dal celebre architetto polacco Daniel Libeskind.

L’ingresso al Memorial è totalmente gratuito, mentre il museo è a pagamento ($ 26 o gratis con New York Pass).

Il National 9/11 Memorial
Il 9/11 Memorial Museum

FREEDOM TOWER

Questo immenso grattacielo, noto anche come One World Trade Center, prende idealmente il posto delle torri gemelle ed è alto 1776 piedi (541 metri). 1776 come l’anno dell’indipendenza americana. Opera dell’architetto David Childs, è stata progettata per resistere ad eventuali attacchi terroristici e rispetta tutte le più innovative tecniche di risparmio ecologico. Al 102° piano c’è un osservatorio al quale si accede a pagamento (e costa la bellezza di $ 38…).
La Freedom Tower nel 2013 ancora non ultimata
Nel 2018 ormai completata

Attorno al Memorial sta sorgendo tutta una serie di nuovi grattacieli. Quelli già ultimati sono:
– il Three World Trade Center, di Richard Rogers, inaugurato nel 2018, alto 330 metri.
– il Four World Trade Center, progettato dal giapponese Fumihiko Maki, alto 226 metri. E’ stato inaugurato nel 2014.
– il Seven World Trade Center, opera sempre di David Childs, inaugurato nel 2006, alto 226 metri.

Ancora da ultimare sono:
– il Two World Trade Center, inizialmente assegnato a sir Norman Foster, è stato successivamente preso in carico da Bjarke Ingels Group. Dovrebbe essere ultimato nel 2025.
– il Five World Trade Center, non ancora iniziato, non se ne sa ancora nulla di certo.

Il 3 ed il 4 World Trade Center
Il 7 World Trade Center

Con tutto il rispetto per i giganti che ci attorniano, però, l’edificio che ci fa davvero fare wow è senza dubbio l’ Oculus di Santiago Calatrava.
Si tratta del nuovo hub dei trasporti di Lower Manhattan. La struttura esterna già non lascia indifferenti, anche se rientra nei canoni dell’architetto spagnolo. Vuole rappresentare una colomba ad ali spiegate, ma a me ha ricordato più lo scheletro di un dinosauro.

Oculus di Santiago Calatrava

E’ però scendendo nelle viscere della struttura che si rimane senza fiato. Una immensa cattedrale di un bianco abbagliante alla cui sommità un lucernario che corre lungo tutta la volta (che vuole ricordare l’oculus del Pantheon di Roma) immette luce naturale nel grande atrio.
Oltre che fungere da snodo per tutte le linee di trasporto da Lower Manhattan verso gli altri distretti, ospita al suo interno il più grande centro commerciale della città, con oltre cento negozi, ristoranti e un fornitissimo settore food. Vi è stata inaugurata anche la seconda sede newyorkese di Eataly.

Qualche isolato più ad est, da qualche anno un grattacielo ha cambiato lo skyline di Lower Manhattan. Si tratta della Beekman Tower di Frank Gehry. Il grande architetto canadese ha realizzato una struttura dalle forme sinuose che sembrano quasi un drappeggio.

La Beekman Tower di F. Gehry
vista da diverse angolazioni

Continuando verso nord, all’interno di Tribeca, non si può non notare un grattacielo dalle forme davvero insolite. E’ il 56 Leonard Street, grattacielo residenziale opera delle archistar svizzere Herzog & de Meuron. Soprannominato Jenga, per via della somiglianza con il noto gioco da tavolo, è una costruzione davvero degna di nota. Delle “case impilate nel cielo”, come gli stessi architetti l’hanno definita.

Risalendo ancora un pò, appena superata Tribeca, lungo l’Hudson, troviamo una strana struttura di cemento a vista. Si tratta del Salt Shed, opera dello studio Dattner, ed è esattamente quello che il nome dice: un deposito per il sale…

Continuando verso nord il percorso che ci porta verso il  Metpacking District, date un’occhiata ai tre celebrati edifici tutti in vetro lungo l’Hudson al 165 di Charles Street, opera dell’architetto Richard Meier

165 Charles Street di R. Meier
Il Whitney Museum all'inizio dell'High Line

Poco più avanti è la nuovissima sede del Whitney Museum, opera del nostro Renzo Piano (nella foto di apertura).
L’edificio, dalla forma fortemente asimmetrica, funge da vero e proprio ingresso alla High Line e pur se viene considerato un modello di funzionalità, non posso dire lo stesso dal punto di vista estetico. Credo che l’architetto abbia fatto molto di meglio, anche qui a New York.

Dell’High Line vi parlerò a parte (vedi qui), ma lungo il percorso si incontrano alcuni edifici di grande interesse.
Anzitutto uno degli ultimi progetti della compianta Zaha Hadid, il 520 West 28th tutto vetro ed acciaio.
Non proprio sull’High Line, ma ben visibili da lì, sono due palazzi affiancati, opera di due grossi calibri come Frank Gehry e Jean Nouvel. Il sinuoso IAC Building ed il 100 Eleventh Avenue tutto vetrate asimmetriche. Indubbiamente uno degli angoli più prestigiosi della città.

Lo IAC Building di F. Gehry
Il 100 Eleventh Avenue di J. Nouvel

Alla fine dell’High Line sta sorgendo il complesso residenziale di Houston Yards, un incredibile agglomerato di grattacieli, a dire il vero un pò freddo e senza grande personalità, tra i quali spicca una struttura che sta accendendo un grande dibattito nella città.
Si tratta del Vessel, opera del designer inglese Thomas Heatherwick. Una specie di gigantesco vaso composto da terrazze panoramiche liberamente fruibili.

Continuando la nostra esplorazione, arriviamo sulla 57°strada, dove troviamo altre due icone di New York, la Hearst Tower di sir Norman Foster ed il 432 Park Avenue di Rafael Viñoly.
Il primo nel 2006 ha ricevuto il premio come migliore grattacielo del mondo ed è un’opera davvero notevole. Una struttura avveniristica in vetro ed acciaio reticolato che si innalza dalla facciata originale in pietra del 1928.
Il secondo invece è stato completato nel 2015 ad opera dell’architetto uruguayano Rafael Viñoly, già noto per il controverso grattacielo di Londra soprannominato (col solito humor inglese) The Walkie Talkie. E’ una struttura lunga e stretta che sembra sfidare le leggi della fisica. Con i suoi 426 metri è attualmente il terzo grattacielo più alto di New York.

La Hearst Tower di N. Foster
Il 432 Park Avenue di R. Viñoly

Un altro piccolo sforzo per arrivare al 620 della Eigth Avenue per dare un’occhiata ad uno dei grattacieli che maggiormente ci inorgoglisce. Si tratta infatti della nuova sede del The New York Times, uno dei più importanti giornali al mondo, realizzato nel 2007 dal nostro Renzo Piano. Alto 319 metri, è caratterizzato da delle griglie che partendo da terra arrivano fino alla cima, dove vanno a continuare idealmente verso il cielo.

Il New York Times building di R. Piano
Il New york Times building visto dall'alto

Finora abbiamo fatto una bella passeggiata nella parte occidentale di Manhattan, ma ora ci spostiamo sul versante orientale dove, distribuiti in appena un isolato di distanza, troviamo altri tre grattacieli storici della città: il Seagram Building, il Citigroup Center ed il Lipstick Building.
Per quanto riguarda il primo, fermiamoci un momento ed inchiniamoci per devozione al cospetto di Sua Maestà Mies van der Rohe, uno dei più grandi architetti della storia dell’architettura moderna. Il Seagram Building, costruito nel 1958, pose le basi per l’estetica e le tecniche costruttive dei grattacieli di lì a venire.
Il Citigroup Center, (già Citicorp) è invece famoso per essere l’unico grattacielo costruito su colonne a vista. Questa strana soluzione non fu adottata per innovativi dettami stilistici, ma per il semplice motivo che la chiesa luterana di S. Peter, proprietaria del terreno, pose come condizione di vendita che la chiesa rimanesse al suo posto, cosa che costrinse i progettisti a sollevare il palazzo…

Il Seagram Building di Mies van der Rohe
Il Citigroup Center

Il Lipstick Building realizzato nel 1986 dal grande architetto Philip Johnson, deve il suo nome alla particolare forma e colore che lo fanno somigliare ad un rossetto (lipstick). Raro grattacielo a pianta ovale, con lo smussamento degli angoli ha consentito di allargare lo spazio a terra, sfruttato come area pubblica.

Siamo giunti quasi alla fine di questo breve, ma intenso tour tra le architetture moderne di New York e vorrei segnalarne un paio che mi hanno colpito particolarmente. Situate sulla Bowery, nel Lower East Side, un quartiere fino a pochi anni fa degradato e pericoloso, oggi oggetto di una grande rinascita.
Sono la Sperone Gallery, una galleria d’arte progettata dall’onnipresente sir Norman Foster, il quale ha brillantemente risolto il problema della scarsa disponibilità di spazio, inserendo la sua struttura come una lama tra due vecchi caseggiati.
Ed il New Museum of Contemporary Art, con progetto dello studio giapponese SANAA (vincitore del Premio Pritzker). Una serie di blocchi impilati apparentemente alla rinfusa. Di grande impatto.

La Sperone Gallery di N. Foster
Il New Museum nella Bowery

Il nostro giro è finito, anche se sono sicuramente decine i siti interessanti che ho necessariamente dovuto tralasciare.
Lasciatemi però rendere un doveroso omaggio a quello che è forse il più grande architetto americano ed uno dei più grandi della storia, che con la sua opera ha rivoluzionato il concetto di architettura moderna. Sto parlando di Frank Lloyd Wright (ben otto delle sue opere sono patrimonio mondiale dell’Unesco…).
Non si può abbandonare un articolo sulle architetture moderne di New York senza citare l’unico lavoro di Wright realizzato in questa città: il Solomon R. Guggenheim Museum.

Per due volte avevo tentato di visitarlo, ma lo avevo sempre trovato in ristrutturazione. Quando finalmente, al terzo tentativo sono riuscita ad entrarvi, confesso di essermi commossa.
E’ inutile che vi parli di un edificio che è forse l’emblema stesso di New York, mi basta ricordare che un’opera che potrebbe tranquillamente essere stata progettata ieri ha visto la luce nel 1959. 60 anni fa…

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