Erano diversi anni che non mi capitava di tornare all’Aquila, ci ero stato poco dopo il terremoto del 2009 e la situazione era al di là di ogni possibile immaginazione. Una città devastata ed il suo bellissimo centro storico totalmente distrutto.
Ci ero poi tornato qualche anno dopo e mentre nel resto della città la situazione era notevolmente migliorata, il centro storico era ancora a pezzi.
La mia ultima visita risaliva al 2018, in occasione della riapertura della Basilica di Collemaggio e finalmente anche nel centro storico qualcosa cominciava a muoversi.
Oggi la situazione è radicalmente cambiata. Il centro storico è in gran parte recuperato, almeno nelle sue principali direttrici. C.so Vittorio Emanuele II e C.so Federico II sono tornate agli antichi splendori, anzi migliorati con la nuovissima pavimentazione.
Una volta parcheggiata l’automobile nei pressi della Fontana Luminosa, Miriam vuole iniziare la visita dando un’occhiata all’Auditorium del Parco, opera dell’architetto Renzo Piano.
Situata all’interno del parco del Castello, la struttura devo dire che non fa una grande impressione. Il legno di cui è realizzata, inizialmente multicolore, è ormai completamente sbiadito e dall’esterno l’opera appare un pò dimessa.
Proprio all’ingresso del parco c’è una curiosa panchina a forma di libro aperto che riporta una descrizione dell’Aquila tratta da uno scritto di Ernest Hemingway. Si tratta di una lodevole iniziativa intitolata “Panchine letterarie” che prevede l’installazione all’interno del centro storico di una serie di panchine similari con brani di scrittori vari. Avrei solo un appunto da muovere in merito all’iniziativa, non c’è alcun elenco che indichi la dislocazione delle altre panchine e forse sarebbe opportuno inserire un QR code ad hoc per chi volesse cercarle.
Ci inoltriamo quindi per il corso principale ed anche se qua e là vi sono alcuni cantieri in corso, il grosso è ormai fatto. Certo, affacciandosi per le vie traverse, si vedono ancora alcune ferite aperte, ma niente a che vedere con quanto avevo visto negli anni scorsi.
La cosa più confortante è la vista delle attività commerciali che sono ritornate e conseguentemente la moltitudine di persone che affollano le strade del centro.
Anche piazza Duomo, con le sue chiese fortemente danneggiate, è stata restaurata e ci fermiamo su una panchina a scaldarci al sole che brilla alto nel cielo. Di fianco a noi alcuni ragazzini si riprendono col telefonino mentre inscenano balletti, probabilmente da inserire su Tik-tok.
Mi viene da pensare che quel drammatico 2009 non erano ancora nati e pur se non hanno vissuto lo choc del terremoto, sono cresciuti in una città sconosciuta che si sta svelando loro piano piano.
Proseguiamo il giro arrivando davanti alla basilica di San Bernardino, anch’essa più splendente che mai, con la sua scenografica scalinata antistante. Quindi ritorniamo sul corso per dedicarci al pranzo che avevamo deciso di consumare nella nuovissima sede del ristorante Elodia.
Qualche anno fa eravamo stati nella sede storica di Camarda rimanendo estremamente soddisfatti e vorremmo ripetere l’esperienza. Purtroppo il ristorante è pieno e ci spostiamo in un altro locale storico, La Grotta di Aligi, che non ci fa rimpiangere il mancato pranzo da Elodia.
Soddisfatto lo stomaco, ci inoltriamo verso la basilica di Collemaggio, ma per visitare il ristrutturato Parco del Sole. Stavolta sono io a voler vedere l’Amphisculpture, scenografico teatro all’aperto progettato dall’artista statunitense Beverly Pepper.
Lentamente torniamo verso il centro per la nostra ultima visita, il nuovissimo Museo Maxxi, estensione aquilana dell’originale romano.
Realizzato all’interno del Palazzo Ardinghelli, monumento nazionale edificato nel 700 e gravemente danneggiato dal terremoto.
Il palazzo è splendidamente restaurato e fa da contraltare alla chiesa di Santa Maria Paganica, proprio di fronte, ancora un rudere pesantemente ingabbiato.
Finisce qui la nostra giornata a L’Aquila, con la consapevolezza che la vita qui sta finalmente tornando e la speranza… che gli splendidi salami Cicolana di fegato che abbiamo comprato siano buoni quanto quelli della nostra macelleria di fiducia, purtroppo ancora chiusa.
Leggete gli altri miei post sull’ Abruzzo
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