Dopo lunghe insistenze di mia moglie ed eroiche resistenze da parte mia, devo cedere ed acconsentire ad una, temo, faticosa gita con attività sportiva annessa.
Andremo a Capestrano a fare un’escursione in canoa sul fiume Tirino, organizzata da Il Bosso, una cooperativa specializzata in attività turistico-sportive nella regione Abruzzo.
Il giorno della gita il tempo minaccia pioggia, ma avendo avuto assicurazioni dalla direzione del Bosso, partiamo tranquilli alla volta di Capestrano. Giunti in loco, infatti, un bel sole ci accoglie, assieme ad una ben organizzata sede della cooperativa, nella quale gentili addetti ci spiegano lo svolgersi dell’attività. Nella sede sono presenti anche un attrezzato bar, nel quale facciamo colazione, ed un ristorante panoramico che non si presenta affatto male.
Giunto l’orario del nostro turno, ci presentiamo nella località dell’imbarco, un posto davvero idilliaco, dove in un’ansa del fiume ci attendono svariate canoe stile canadese ed una marea di ragazzi, tutti giovanissimi, in maglietta rossa. Si tratta delle nostre guide che ci accompagneranno, una in ogni canoa, lungo il percorso.
Tutto è ben organizzato e, nonostante la grande quantità di persone, l’operazione di consegna giubbotti di salvataggio ed imbarco si svolge velocemente e senza intoppi.
Le guide, sistemate sul retro della canoa, si occuperanno di direzionare l’imbarcazione, mentre io, sulla parte anteriore, come temevo, dovrò remare per farla avanzare. Miriam si godrà la gita comodamente seduta nel centro senza alcuna occupazione…
Il movimento della pagaiata è piuttosto semplice da assimilare e trovo subito un buon ritmo. Affondare il remo in quest’acqua cristallina è piacevole ed il percorso è un vero godimento. Attraversiamo una natura incontaminata infilandoci in passaggi tra gli alberi ed osservando la varia fauna che incontriamo sul percorso. A dire il vero il mio lavoro di pagaia non mi consente grandi distrazioni, anche perché la mia guida mi incalza quando tendo a rallentare.
Dopo un’ora e mezza dalla nostra partenza, cominciano a sentirsi i primi tuoni ed in men che non si dica, ci coglie improvvisa una pioggia battente.
Il “capo spedizione”, un ragazzo molto professionale che durante il tragitto ci ha fornito svariate interessanti notizie storico-ambientali, decide che è più prudente tornare un pò prima alla base.
Vogare sotto la pioggia da un senso di avventura supplementare all’escursione… fino a quando la nostra guida nell’imbarcazione non ci informa che la pagaia metallica potrebbe attirare dei fulmini ed è meglio rientrare velocemente.
Raddoppio quindi i miei sforzi, ma nonostante ciò mi accorgo di non riuscire a raggiungere la canoa che mi sta davanti, la quale, da quello che vedo, ha un rematore tutt’altro che esperto.
Punto sull’orgoglio, aumento ancora di più la frequenza delle pagaiate, ma niente, la canoa di fronte si allontana invece che avvicinarsi. Chiedo lumi alla mia guida, che mi risponde affermando che la canoa di fronte è più performante del nostra, ma quando anche le imbarcazioni dietro di noi cominciano a superarci, vengo preso dallo sconforto.
Rientro alla zona di partenza zuppo di pioggia e di sudore e, una volta sbarcati, confesso il mio disappunto a Miriam, la quale mi risponde “Grazie, la nostra guida non remava mai, si limitava solo a dare qualche colpetto ogni tanto per dare la direzione…”
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